lunedì 9 dicembre 2013

Sulla vittoria di Renzi.

Per Hegel “nel risultato è essenzialmente contenuto quello da cui esso risulta”. L’inizio è rappresentato dai “pochi” che nel 2012 si schierarono con Renzi contro un apparato stantio e a favore di un nuovo PD capace d’intercettare i sentimenti e le ragioni del nostro tempo. Ci apparve allora essere la rottamazione non tanto un giusto richiamo a un necessario ricambio generazionale quanto il naturale congedo dagli ultimi vent’anni di politica italiana. Il tentativo di riflettere sulla poca utilità e sui molti danni provocati all’Italia dall’asfittica ghigliottina berlusconismo-antiberlusconismo, di ripensare un partito che finalmente mettesse in soffitta il compromesso storico, la voglia di aprirsi al “nuovo”, costruendolo. C’è poco da fare: se il politico è chiamato a tradurre in pensiero il proprio tempo le categorie concettuali ereditate dal novecento apparivano abbondantemente scadute oltre la soglia massima di sopportazione…E questo perché le domande che innervano la comunità odierna non possono trovare risposta nel “lessico dell’antiquario”. Quest’ultimo, appunto, è materia per gli storici ma inservibile per analizzare o solo nominare la realtà nella quale viviamo. Insomma, sia detto sbrigativamente: la distruzione del passato non era allora la decisione isolata di singoli ma, giustamente, appariva ai singoli come l’unico modo per aderire alla tendenza fondamentale del nostro tempo, precondizione per provocare una salutare rottura politica…Nel risultato raggiunto ieri c’è, primariamente, l’inizio del 2012.

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