venerdì 31 gennaio 2014

Rottamazione e micronotabili PD.

L’ultimo lavoro del prof. Calise indica con chiarezza il motivo strutturale per cui dilagano nel nostro partito i cosiddetti micronotabili. [Ovviamente, essendo un testo abbondantemente letto e digerito non conviene produrre indigesti chiarimenti.] Conviene, invece, riflettere sulla mancata rottamazione Campana dei micronotabili. Qui, la questione mostra una inaspettata complessità: dopotutto questa doveva essere la stagione della rottamazione…ma, in Campania, si è deciso [chi ha deciso?] che non era il caso di mettersi a rottamare. E hanno fatto bene. Dopotutto i micronotabili del PD ci restituiscono un serie continuativa di successi elettorali: la regione non la governiamo noi, la provincia di Napoli altrettanto e alle ultime elezioni politiche il PD campano ha riportato l’ennesima sconfitta. Ebbene, malgrado questo, appare evidente che un ricambio della classe politica non – e sottolineo non – era opportuna. Voglio dire: è normale qui mica si è interessati a vincere le elezioni – convincendo gli elettori – qui si vogliono mantenere le posizioni di potere all’interno del partito. Francamente, rileggendomi, mi appare tutto abbastanza illogico. Ma, non di sola logica si vive.

giovedì 30 gennaio 2014

[VI] Segreteria regionale PD.

Noto democratico, conviene ricordare il monito di Stalin: “Tagliare la testa a chi l’ha rivolta al passato”. Frase, come la storia dimostra, da intendersi in senso letterale. E così, in punta di piedi e con andamento didascalico conviene ritornare, per un attimo, a come sono state gestite le trattative per quanto concerne la cosiddetta area – renzi – della prima ora. E dunque, per pura curiosità, si vuole sapere 1) Chi sono i renziani della prima ora che hanno gestito la trattativa? 2) Chi li ha legittimati a farlo? 3) Rappresentavano chi? Una volta stabilito questo – e ricordando che il metodo democratico nella sua versione formale è una questione di numeri – si aggiungerà la classica domanda – posta in maniera diretta e non aulica - : Ma i renziani della prima ora che hanno gestito la trattativa di quanto consenso godono? Parliamo di consenso vero. Insomma, quanti voti posseggono? O meglio, a quale loro ultima competizione elettorale ci dobbiamo riferire per stabilirlo? E queste sono domande sul passato ma non ancora passate in giudicato. Veniamo al presente. Visto che l’accordo è stato siglato – e visto che in quanto renziani siete per l’integrale cambiamento di metodo – dicevo: questo accordo quale futuro organigramma prevede? Orsù, non siate timidi proprio ora.

mercoledì 29 gennaio 2014

[V] Segreteria regionale PD.

Dopo giorni convulsi e di trepidazione (?) finalmente il PD regionale ha i suoi tre candidati alla prossima segreteria. Malgrado una stampa non proprio favorevole a celebrare l’evento, la sfida sarà combattuta interamente pensando ai contenuti da proporre agli elettori. Di questo, qui in provincia, ne siamo certi. Come siamo certi che, almeno uno dei tre se non addirittura tutti e tre, vorrà incontrare gli intellettuali – Masullo, De Giovanni, Barbagallo, De Masi, Galasso, Macry… – che da giorni riflettono sulla situazione civile e politica di Napoli e della Campania. Lo si farà per almeno tre buoni motivi. Il primo, e anche il più banale, è che tutti e tre sono lettori angosciati dalle analisi che gli intellettuali in questione stanno via via proponendo. Il secondo è che il PD ha la vitale necessità di riallacciare un rapporto dialettico con pensatori che, esercitando liberamente lo spirito critico, arricchiscono proposte troppo spesso piegate in contorcimenti politicisti. Il terzo è che con la situazione che essi descrivono i rappresentati apicali del PD o ci fanno i conti…o cambiano mestiere. Insomma, i tre candidati mi perdoneranno se mi sono permesso di consigliare loro un incontro, e non solo uno, che avevano autonomamente già preventivato e deciso.

sabato 25 gennaio 2014

[IV] Segreteria regionale PD.

Alle ore 11.00 si sta tra coloro che sono sospesi. In attesa, non proprio fremente, di un ufficialità che possa redimere il tempo trascorso invano. O meglio: di un candidato che ci faccia immediatamente dire: abbiamo come al solito pensato male. Il tempo trascorso è servito a stabilire un profilo e un nome che è il migliore dei nomi possibili. Stando così le cose, si è certi che in queste ultime ore qualcuno (?) sta limando il programma: non è facile individuare risposte politiche alla crisi del Sud. Lo stesso qualcuno avrà letto l’articolo di Aldo Masullo pubblicato ieri sul Mattino e ci sta facendo i conti. Insomma, avrà detto a tutti gli altri: un momento, prima di fare la conferenza stampa definitiva, vogliamo decidere come smuovere l’immobilità di Napoli e della Campania? E dunque, di nuovo tutti in riunione a riflettere su problemi e soluzioni. Ecco: qui si decide il senso di responsabilità del PD. E poco importa che la scadenza s’avvicina: o si danno risposte o il candidato non si ufficializza. [Stamane, colpa di un sabato piovoso leggo un libro di un altro filosofo il cui titolo si presta alla situazione in oggetto: E. Severino, Intorno al senso del nulla, Milano, 2013…]

venerdì 24 gennaio 2014

[III] Segreteria regionale PD.

Al momento manca all’appello il candidato dell’area renzi. E’ fisiologico: quando una componente cresce a dismisura su se stessa il momento della sintesi richiede tempo e ponderazione. Non c’è motivo di dubitare che chi sta gestendo il difficile parto è alla ricerca di una personalità autorevole, immediatamente riconoscibile dai militanti e dai cittadini, che sia politicamente strutturato e naturalmente dotato di autonomia di pensiero/pensare. Almeno questa è una certezza. Il momento storico questo pretende. La mediazione – immaginiamo ovviamente difficile – aspira a raggiungere un compromesso alto che dica parole definitive sul Partito e sulla Campania. Insomma fa piacere registrare che il ritardo non è dovuto alle solite trattative politiciste o segnato dalla miserevole lotta tra componenti e ambizioni personali. Che, da qualche parte ben nascosta…per non essere disturbata c’è gente che sta scrivendo programmi eccellenti che interessano il nostro comune destino. Un’unica raccomandazione: domani alle 20.00 scade il termine per presentare la candidatura. Non vorrei che tutti questi buoni propositi non tenessero conto della tirannia del tempo. E poi, cosa secondaria: fatecelo sapere giusto un paio d’ore prima. Nel nostro piccolo pur abbiamo bisogno di un po’ di tempo per esprimere un giudizio politico e per decidere di votarlo.

mercoledì 22 gennaio 2014

Cara Claudia,

scrivo per dimostrare – forse non solo a te – che questo posto non è un luogo ameno per discorsi politici. La politica – sentivo oggi da uno scrittore che pure amai – è l’immediato riferimento della mente umana alla realtà…come scelta verso e con gli altri. Ma alla base di tutto ciò – scrivo meglio perché non mi pare essere questa espressione consona alla tua eleganza – dicevo il presupposto immutabile – oserei dire trascendentale se non avessi anche i fessi a leggermi – di qualsiasi relazione Io – Tutto è: Io – Tu. Che, se avessi voglia di cimentarmi con una strana logica della contraddizione – cosa che Tu mai facesti in questi e in quei tempi infami – ecco direi: Io – Tu include la relazione Io – Tutto. La contiene come suo fondamento. Ma, giusto perché si ha voglia di scherzare: la relazione Io – Tutto è l’unica presente mentre il suo fondamento – Io – Tu – non è propriamente visibile. Parafrasando il Filosofo aggiungerei: nella relazione Io – Tutto è nascosto il Tu come eccedenza semantica di un rapporto che invoca il suo senso. Fino all’estremo, fino all’estremità del dire e del pensare, fino all’estrema invocazione del Nome. [Non correggo, non vale la pena sfigurare il gioco con la lente della sintassi, Claudia.]

martedì 21 gennaio 2014

Scissione nel PD?

La storia della “sinistra” è anche il racconto a volte drammatico altre comico di ricorrenti scissioni. Parafrasando Lenin: l’infantilismo della sinistra – non tutta…per fortuna – risiede nell’innata vocazione a scindersi, dividersi, differenziarsi…da se stessa. [Appare chiaro che per inquadrare l’errore iniziale di siffatto atteggiamento andrebbero – almeno – richiamate le pagine che Giovanni Gentile dedica alla relazione Tutto-parte e al destino, certo misero, in cui incorre la parte quando si distacca dal Tutto. Volendo si potrebbe anche innervare una discussione circa il rapporto tra concreto e astratto…Appunto, volendo.] Ma, pur sfuggendo alla ghigliottina logica – che implica uno studio faticoso a cui si è poco avvezzi di questi tempi – e pur deprecando la solita ansia di scissione “alla ricerca del tempo perduto della purezza”, restano inspiegabili le dimissioni di Cuperlo. Diano esse vita o morte all’ennesima scissione. Il punto è questo – più o meno -: nell’atto di accettare la carica di presidente, non era a conoscenza che il nuovo gruppo dirigente aveva ricevuto un mandato specifico dagli elettori alle primarie? Tutto si può dire di Renzi tranne che manchi di franchezza. Ma, si dice: il suo atteggiamento è arrogante. Sarà pure. Ma quando s’inizierà a capire che in democrazia le maggioranze – democraticamente elette – dettano la linea alle minoranze? [Capisco la brutalità del domandare ma, francamente, a un certo punto ci vuole la risolutezza del decidere…altrimenti perdiamo altri anni in eterne parole.] Insomma, On. Cuperlo non ci ripensi. Il sol dell’avvenire della scissione è a portata di mano. Anche stavolta.

[II] Segreteria regionale PD.

Al momento sono tutti in attesa, in fermento e ovviamente in riunione. Non manca nessuno all’appello: i renziani della prima e della seconda ora, i cuperliani di oggi già bersaniani di allora – e i bersaniani di allora già renziani di oggi – i civatiani e i lettiani. A latere c’è la distinzione geografica tra chi aspetta la parola risolutiva da Roma e chi pretende la stessa parola dalla Campania. Tra quelli che se non organizzano un tavolo ben rappresentativo nella Capitale vivono la sconfitta di non essere commissariati e quelli che un tavolo più ristretto lo vorrebbero organizzare in Campania vivendo il dramma della possibile non ratifica a Roma. Insomma è tutto un discorso sulle negazioni, sull’assenza, sulle contraddizioni. Un tempo si diceva aporie: sentieri ostacolati da macigni. E dunque occorre trovare tratturi mai battuti, un po’ tortuosi, nella speranza che la matassa trovi la sua ordinata ricomposizione. [Lo scrivente, ovviamente, per vecchie letture sedimentate, è ben lungi dall’accogliere istanze moralistiche. Del tipo: quali idee del PD si stanno ragionando e combattendo? O l’arcaico ricorso all’ascolto dei territori. Attualmente – confesso senza ironia – sono favorevolmente sorpreso dallo sforzo di fantasia che tutti stanno mettendo in campo. Indipendentemente dalla presa o ripresa del “potere” tale sforzo va segnalato come elemento forte di vitalità del PD regionale. Visti i tempi, non è poco.]

lunedì 20 gennaio 2014

Renzi - Berlusconi.

Il problema è che il buon senso, tra politici e commentatori, oramai è merce rara. L’incontro Renzi – Berlusconi non riabilita i guai giudiziari del secondo, né modifica i guasti compiuti negli ultimi vent’anni. Né fa perdere al PD un grammo della superiorità morale di cui pure si è ammantato. Per un semplice motivo in politica non si dà superiorità morale. Si dà, cosa più terra-terra, onestà dei politici: la trovi a destra a sinistra al centro…tra i grillini. Come può succedere che non la incontri mai. Veniamo alla pura e semplice banalità: in una situazione emergenziale come l’attuale due rappresentanti politici s’incontrano per modificare legge elettorale e qualcosina della costituzione. Punto. Grillo, ovviamente, grida allo scandalo: si vede che la nuova presunta legge elettorale fa perdere voti al pianeta Gaia. La butta in purezza, morale, etica…solite cose. Berlusconi, invece, si sente padre costituente: poteva esserlo già vent’anni fa. Renzi, ultimo arrivato, sta solo provando a fare il suo mestiere. Il resto è fuffa.

domenica 5 gennaio 2014

Difendere i renziani dal renzismo.

Non è in questione il fatto che nel PD ormai si sia tutti renziani. Né la distinzione tra ortodossia e interpretazioni postume: tra quelli – sottoscritto incluso – che nel 2012 votarono Renzi alle primarie e quelli – la maggioranza dei dirigenti – che da pochissimo sono saliti o scesi sul e dal carro del vincitore. Sarebbe, questa, la tipica discussione tra risentiti: invocare primogeniture non conveniva già nella Bibbia…E’ in discussione invece il rischio concreto che, nascondendosi tutti sotto il mantello del “renzismo”, alla fine ogni singola componente perpetui indisturbata la stantia lotta per emergere sulle altre. Sia chiaro: è normale che tra proposte diverse una prevalga sulle restanti. Ciò che invece non deve – dovrebbe – accadere è la riduzione del PD “a fazioni e bande prive della volontà del bene comune”. [Si cita Benedetto Croce (1938) giusto per dimostrare che oltre a Fabio Volo c’è dell’altro…] Insomma, se il renzismo è il parafulmine per asfissianti diatribe che, tra le tante cose, sono giustamente interpretate dal popolo come mera lotta per aggiudicarsi singole posizioni di potere…e allora alcun tipo di cambiamento è possibile. Se, al contrario, esso è il ripensamento e la distruzione di vecchie pratiche partitiche può aprire una fase nuova nel partito e nel Paese. Insomma, nel 2012 si ragionava di questo. [In bocca al lupo a Bersani]

sabato 4 gennaio 2014

Le élites e i partiti politici.

Per Carlo Galli (2012) il contrassegno negativo delle élites italiane è “il particolarismo, cultura vuota ed esornativa, apoliticismo oppure scarsa lungimiranza politica, illegalismo”. Contrassegnate in questo modo – potrebbe giovare un confronto con “L’eclissi della borghesia” di De Rita e Galdo (2011) – si giustifica la riluttanza delle stesse non tanto a esercitare una funzione direttiva quanto a esercitarla mirando a soluzioni utili per il Paese. La diagnosi esprime una piaga italiana: se per costituzione le élites s’interessano solo e esclusivamente al bisogno corporativo, esse rappresentano un ostacolo per la tangibile efficacia del sistema democratico. Fin qui nulla di nuovo. Verrebbe voglia – solo per celia – di complicare la situazione descritta: cosa accade quando i gruppi dirigenti dei partiti politici si costituiscono e agiscono come l’élites poc’anzi richiamate? Chiariamo: la storia italiana ha conosciuto corporazioni che di volta in volta scelgono o non scelgono rappresentanza politica in base a interessi particolari. Ma, la storia degli ultimi vent’anni ha dimostrato che i partiti politici – che per definizione dovrebbero mirare a costruire proposte condivise – hanno agito nella pratica come corporazioni interessate solo al bene della singola ditta. Insomma se il partito è diventato ditta il passaggio ulteriore è naturale: ogni ditta si è giovata di un suo cerchio magico che ha lottato per la sopravvivenza e per l’espansione della ditta non del Paese. Se il partito ha volontariamente abdicato alla sua funzione: proporre un disegno valido per l’Intero non per la Parte è ovvio che il termine adatto per definirlo non è ditta ma Casta. Non una delle tante: ma le poche che hanno la responsabilità di guidare il paese a tutti i livelli. Come siamo stati guidati e amministrati conviene tacerlo per bontà di Patria.

venerdì 3 gennaio 2014

Aldo Moro...e il Partito Democratico.

Nel 1976 lo statista riconosce alla Democrazia Cristiana – e implicitamente al Partito Comunista – di aver sottratto grandi masse “a tentazioni reazionarie e condotte a costruire un sistema democratico avanzato. Si è fatto così un passo nel senso della liberazione, abbastanza nuovo nella storia d’Italia.” La tentazione reazionaria, per Moro, si annida non tanto nei partiti che all’epoca si professavano di destra quanto in uno spirito individualista trasversale a tutti i partiti. Quello spirito incline a riflettere il solo particulare che si sottrae a promuovere impegnative proposte collettive e che vive lo Stato – nella sua positività – come un peso anziché come risorsa…Malgrado il richiamo a Moro è un richiamare in vita l’archeologia più che la storia – almeno per la nostra generazione precaria nel sapere e cresciuta a pane e telefilm americani…per non parlare della musica – ecco malgrado questo appare evidente che l’ancora incompiuta democrazia italiana non può – almeno nella classe politica – dimenticare lezioni passate che aiutano a capire il presente. Fondamentalmente, oggi lo spirito reazionario in Italia soffia più che mai. E’ massicciamente presente nei cittadini stellati a 5 e nella rinnovata Forza Italia d’opposizione. Le parole d’ordine di Grillo spingono a fratturare anziché a costruire soluzioni condivise. Certo, la decrescita è un obbiettivo raggiunto…certo non per merito di Grillo. E’ un movimento, il 5 stelle, che vive solo in uno “stato di necessità e emergenziale” . Come Forza Italia: solo delegittimando le istituzioni riescono a mantenere il consenso. E dunque tocca al PD sostenere e incrementare gli spazi di reale democrazia in Italia. Certo: per attrarre nuove e grandi masse c’è bisogno di una classe dirigente rinnovata, di una proposta concreta e seria, e – nessuno si rabbui – c’è bisogno che il terminale delle decisioni – democraticamente eletto – sia riconoscibile dai cittadini e che con forza eserciti il potere decisionale. Non c’è spazio per le eterne mediazioni.

giovedì 2 gennaio 2014

Segreteria regionale PD.

Naturalmente è tempo di candidature. Alcune già ci sono – Grimaldi, Vaccaro – altre attendono il momento opportuno (?) per essere ufficializzate. Sia chiaro, siamo tutti d’accordo su tutto: il partito costruito dal basso, il necessario cambiamento generazionale, l’azzeramento delle componenti e, cosa non trascurabile, tentare di vincere le prossime elezioni regionali. [Sarei tentato, ove potessi contare sull’ironia di tutti, di vergare “l’elogio delle componenti” che, quando non si riducono a rapporti familistici o di cooptazione sviluppano un ruolo importante di mediazione politica e riflessione progettuale. Ma lascio perdere: in un partito che, giustamente, si appresta a diventare liquido – corrispondendo così alla liquidità della società – c’è posto per la saldezza immobile di ogni singola componente? Pare di no.] Ciò posto, rimarrebbe, da discutere della crisi economica, morale e civile che vive la Campania e che oggi è riportata, nella sua desolazione, sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno. Che il Sud sia scomparso dall’ agenda politica è cosa nota: dopo vent’anni di politica a rincorrere l’agenda della Lega…mi sembra il minimo. Che la sua classe dirigente non sia all’altezza, poi, mi appare tautologico: questa crisi che sta sconvolgendo il tessuto materiale e spirituale della nostra regione qualcuno se la vuole intestare? O dobbiamo ripetere la solita litania: è colpa dell’euro, della globalizzazione, della finanziarizzazione dell’economia? Facciamo così: almeno sulla questione terra dei fuochi e delle tante bonifiche non fatte qualcuno si sentirà responsabile? Il PD, nella sua versione solida ma anche in quella liquida, crede che sia arrivato il momento di discutere di contenuti promuovendo una semplice ma chiara proposta politica – progettuale utile a rispondere al dramma di questo tempo?