venerdì 3 gennaio 2014

Aldo Moro...e il Partito Democratico.

Nel 1976 lo statista riconosce alla Democrazia Cristiana – e implicitamente al Partito Comunista – di aver sottratto grandi masse “a tentazioni reazionarie e condotte a costruire un sistema democratico avanzato. Si è fatto così un passo nel senso della liberazione, abbastanza nuovo nella storia d’Italia.” La tentazione reazionaria, per Moro, si annida non tanto nei partiti che all’epoca si professavano di destra quanto in uno spirito individualista trasversale a tutti i partiti. Quello spirito incline a riflettere il solo particulare che si sottrae a promuovere impegnative proposte collettive e che vive lo Stato – nella sua positività – come un peso anziché come risorsa…Malgrado il richiamo a Moro è un richiamare in vita l’archeologia più che la storia – almeno per la nostra generazione precaria nel sapere e cresciuta a pane e telefilm americani…per non parlare della musica – ecco malgrado questo appare evidente che l’ancora incompiuta democrazia italiana non può – almeno nella classe politica – dimenticare lezioni passate che aiutano a capire il presente. Fondamentalmente, oggi lo spirito reazionario in Italia soffia più che mai. E’ massicciamente presente nei cittadini stellati a 5 e nella rinnovata Forza Italia d’opposizione. Le parole d’ordine di Grillo spingono a fratturare anziché a costruire soluzioni condivise. Certo, la decrescita è un obbiettivo raggiunto…certo non per merito di Grillo. E’ un movimento, il 5 stelle, che vive solo in uno “stato di necessità e emergenziale” . Come Forza Italia: solo delegittimando le istituzioni riescono a mantenere il consenso. E dunque tocca al PD sostenere e incrementare gli spazi di reale democrazia in Italia. Certo: per attrarre nuove e grandi masse c’è bisogno di una classe dirigente rinnovata, di una proposta concreta e seria, e – nessuno si rabbui – c’è bisogno che il terminale delle decisioni – democraticamente eletto – sia riconoscibile dai cittadini e che con forza eserciti il potere decisionale. Non c’è spazio per le eterne mediazioni.

Nessun commento:

Posta un commento