domenica 5 gennaio 2014

Difendere i renziani dal renzismo.

Non è in questione il fatto che nel PD ormai si sia tutti renziani. Né la distinzione tra ortodossia e interpretazioni postume: tra quelli – sottoscritto incluso – che nel 2012 votarono Renzi alle primarie e quelli – la maggioranza dei dirigenti – che da pochissimo sono saliti o scesi sul e dal carro del vincitore. Sarebbe, questa, la tipica discussione tra risentiti: invocare primogeniture non conveniva già nella Bibbia…E’ in discussione invece il rischio concreto che, nascondendosi tutti sotto il mantello del “renzismo”, alla fine ogni singola componente perpetui indisturbata la stantia lotta per emergere sulle altre. Sia chiaro: è normale che tra proposte diverse una prevalga sulle restanti. Ciò che invece non deve – dovrebbe – accadere è la riduzione del PD “a fazioni e bande prive della volontà del bene comune”. [Si cita Benedetto Croce (1938) giusto per dimostrare che oltre a Fabio Volo c’è dell’altro…] Insomma, se il renzismo è il parafulmine per asfissianti diatribe che, tra le tante cose, sono giustamente interpretate dal popolo come mera lotta per aggiudicarsi singole posizioni di potere…e allora alcun tipo di cambiamento è possibile. Se, al contrario, esso è il ripensamento e la distruzione di vecchie pratiche partitiche può aprire una fase nuova nel partito e nel Paese. Insomma, nel 2012 si ragionava di questo. [In bocca al lupo a Bersani]

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