Per Aristotele: “Le sedizioni nascono non per cose di poco
conto ma da occasioni di poco conto per cose importanti”.
Il termine stásis indica ribellione, sollevazione, rivolgimento,
discordia, sommossa. Indica il capovolgimento dello status quo introducendone la genesi: il fatto – banale come ogni
fatto che si rispetti – è inconsistente se lo si commisura alle conseguenze
provocate. Malgrado questo, l’accadere del fatto è strettamente legato a cose importanti. A tutti gli effetti è
l’occasione che le cose importanti colgono per scatenare
tutta la loro potenza.
In questa sequenza a esprimersi è
la malizia della Storia: le cose importanti necessitano della stupidità di un fatto per mostrare la
carica rivoluzionaria rispetto all’esistente.
Basta ricordare la causa della
prima guerra mondiale e tutto si tiene.
Certo, usare Aristotele per
commentare la sentenza di condanna per Berlusconi appare ed è uno spreco. Ma,
fedeli alla foga di consumare propria dell’Occidente,
pure conviene provare.
Il fatto è di una banalità
disarmante: la Cassazione
legittima e ratifica la condanna di Berlusconi. Anche le prime conseguenze, a
dire il vero, sono di una banalità spaventosa: chi invoca la grazia, chi evoca
il rischio di guerra civile, chi si dice pronto a tutto e chi organizza un
comizio agostano per urlare la propria innocenza.
Insomma, le cose importanti che pure agitano il nostro tempo pare abbiano
scartato la sentenza Berlusconi per scatenare la loro implicita potenza.
Inutile esercitarsi a scrutare i
progetti della Storia.
Resta malizioso e intatto il
dubbio: la sentenza Berlusconi è un fatto troppo banale o troppo poco banale
per rappresentare l’occasione del mostrarsi delle cose importanti?
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