martedì 10 settembre 2013

Governo del fare.

L’autobiografia di un Paese è raccontata dalla classe politica; alla biografia ci pensano gli storici…Ed è così che ci ritroviamo una classe politica non all’altezza del tempo nostro. Inutile parlare della decadenza - Berlusconi, delle scemenze del pianeta Gaia o di un PD refrattario a ogni netta decisione. Qua è in discussione l’essenza stessa del governo. Il dramma è racchiuso nella stessa definizione: “governo del fare”. Lasciamo ad altri esercitarsi nelle banalità – del tipo cosa e quando fare – e concentriamoci sull’essenziale: è possibile neutralizzare “il fare” facendone un valore per la propria azione politica? Spieghiamoci: fare qualcosa – in Occidente – significa prevedere un risultato e in base a questo agire. La previsione è già una decisione: stabilisco cosa fare – in maniera netta, chiara e distinta – e di poi mi procuro gli strumenti per la realizzazione. Ciò posto, qui c’era da decidere come reagire alla crisi. [Volutamente lo scrivente non parla di sola crisi economica essendo l’attuale una distruzione che interessa il fondamento stesso dello stare in comunità.] E’ possibile con continue mediazioni – mediazioni perenni che dimostrano l’assenza di ogni preventiva decisione – incidere sulla crisi attuale che noi stessi oggi siamo?

1 commento:

  1. Beh, l'operazione di marketing pubblicitario politico è un buon modo per continuare a stare al potere, obiettivo cardine dei "politici" "commedianti".

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