lunedì 30 settembre 2013

VII. Cara Claudia,

Alla fine ti farà piacere sapere, forse, che il tuo Nietzsche mi toccò leggerlo. Causa e complicazioni indirette: lontani i tempi di Proust e Mann – lontani i venti anni – mi accingevo alla lettura de’ L’uomo senza qualità. [Romanzo, sia detto senza scrupoli, all’interno del quale ancora si decide il destino del nostro Occidente.] Ebbi a sentire che per capire Musil bisognava aver digerito Nietzsche. E fu così che, fedele alla filologia della scuola, con scrupolo iniziai a studiarlo. Certo, Musil lo si capisce senza alcuna lettura propedeutica: un grande romanzo trova in se stesso il suo originarsi ma – tocca confessare – fu piacevole vedere all’opera un uomo che filosofava con il martello. Malgrado fosse lontano il tempo eroico del furore…sostare sull’isola dei beati fu certamente un’esperienza unica…o, peggio, cercare di decifrare l’eterno ritorno dell’uguale. Della volontà di potenza, visto l’uso strumentale che se ne fece nel secolo scorso, tocca qui tacere. Questo solo per dire che la vita è varia e spesso avariata: la lettura del tuo Nietzsche in fin dei conti preparò l’apparizione di Agathe. Fu uno dei tuoi tanti scherzi: con le tue parole toccava parlare con chi si credette dimenticata….Ma tu già da tempo avevi lasciato il sanatorio e di queste cose nulla sapesti e sai.

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