domenica 20 ottobre 2013

Caro Maestro,

sei un baro: “Il senso della fine” te l’ho consigliato io, non molto tempo fa. Quando a p. 56 scrive: “Un inglese una volta ha detto che il matrimonio è un pranzo interminabile con il dolce servito per primo” , ho pensato che potesse essere una buona giustificazione per la nostra solitudine. Ho pensato anche che tipi come Adrian ne abbiamo incontrati parecchi, al “chiostro di sopra”, ma non ci hanno mai veramente impressionati. Di “violazioni” pure ne abbiamo parlato ma felici di non averne subito almeno l’irreparabilità. Ti scrivo oggi perché “Ogni giorno è domenica” ma non ho più l’età per invocare il mio Leopardi…Figurati tu. Ti scrivo come si scrive in un vecchio romanzo di Marquez…uno di quelli giustamente dimenticati. Ti scrivo perché il tuo passato remoto è maledettamente remoto. Anche il mio. Certo, non sfuggirà a te, l’attualità della memoria o la necessità di dialogare con un Tu. Non uno qualsiasi. Scrive il tuo Montale: “…E’ pur nostro il disfarsi delle sere.” Stai bene. P. S. Non aggiungere parentesi quadre e trattini. Claudia.

Nessun commento:

Posta un commento