venerdì 11 ottobre 2013

XII. Cara Claudia,

eredito da via Diocleziano una sana allergia alle versioni in prosa, alle spiegazioni, al fare esempi. Questi i versi di Forst: “Nel cielo un orologio illuminato/ Proclamava che il tempo non era né giusto né errato./ Io sono uno che ben conosce la notte.” Fummo condotti a questi versi da Borges ma, ben presto, non ci accontentammo del suo commento. Ricordavo questa nostra notte, mentre un amico – certo uno dei migliori – chiedeva conto di questa – che a detta sua – è una sorta di svolta intimista…Si riferiva a questo mio scriverti e alla possibilità di legare il tutto a quel tanto di attività politica che pure svolgo. Essendo lui una persona intelligente, ho preferito restare in silenzio mentre la memoria m’impastava la bocca con questi versi e quella notte. Pure pensavo, nel mio silenzio, che la politica è da considerarsi come la notte citata dal poeta, una notte che necessita di un orologio illuminato. Facciamo il punto: l’orologio – illuminato – non illumina la notte: dice che il tempo non è né giusto né errato…non offre valori alla politica…ma offre un punto che lo sguardo dell’uomo abituato alla notte guarda…Allo stesso modo di come io guardavo te.

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