domenica 27 ottobre 2013

Mi fai notare:

“A raccontare romanzi d’altri…s’invecchia Maestro!” Ovviamente i sospensivi li introduco io per mimare – se solo potessi – il tuo tono canzonatorio. Chiedo notizie di questi “altri” ma tu inizi con il racconto della tua vita di ora. Tutto nella norma: i tuoi stanno bene ma acciaccati, qualche capello bianco che sopporti con ironia, le tue nuove letture che sono stupide come le vecchie, e quel “Diario fenomenologico” che ti regalai nel tempo della preistoria ma che leggi adesso. - Perché? – Perché mi sembra un buon antidoto per questo incipiente novembre. – Ti dici affascinata dalla differenza tra l’originario e il barbarico. Certo, aggiungi, il secondo resta in- attingibile alla ragione mentre il secondo è il prodotto dell’epochè. [Sono incline a pensare, oggi, che i due termini sono interpretazioni del nostro passato prossimo o remoto. Solo questo…] Non accetti quella che ti appare una riduzione storicistica e mi richiami a vecchie teorie o vecchie storie metropolitane. Ma, pure ti accorgi che non ho voglia. – Cos’hai? – Niente. – A raccontare romanzi d’altri s’invecchia, Maestro! – Staccare ci sembra un ottimo compromesso: stacchiamo.

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